Tra i tanti pasticci fatti dai partiti ne manca uno solo: sbagliare l’elezione del Presidente della Repubblica. Succede in questo film dove Claudio Bisio è Peppino, un “fallito felice” di provincia, con l’hobby della pesca e un carattere giocherellone. Per un caso di omonimia viene eletto allo scranno più alto, scende a Roma per rifiutare l’incarico ma conosce alcuni politici disonesti e accetta per dispetto. Il pescatore sale quindi sul Colle e una ventata di anarchica e gioiosa follia si abbatte sulle istituzioni già in crisi. Peppino è incapace di sottostare alle regole del protocollo, affronta summit e impegni istituzionali come fosse al bar del suo paese.
È un crescendo di gaffe memorabili e pasticci tragicomici che però piano piano creano un imprevisto consenso. Peppino, con la sua onesta umanità un po’ all’antica, conquista il paese sfiduciato e persino il cuore della bella Janis, la funzionaria che dall’inizio tenta invano di imporgli il rigore istituzionale. A questo punto Peppino si convince di poter cambiare davvero le cose. E cominciano i guai, perché anche ai pescatori di provincia può capitare di montarsi un po’ la testa…
- Anno: 2013
- Regia: Riccardo Milani
- Soggetto e sceneggiatura: Fabio Bonifacci
- Con: Claudio Bisio, Kasia Smutniak, Gianni Cavina, Giuseppe Fiorello, Remo Girone, Omero Antonutti
- Produzione: Indigo Film e Rai Cinema
Dialogo dal film
Peppino: “O forse tu, tu che punti il dito e dici “i politici sono ladri!”. E poi magari evadi le tasse, parcheggi in doppia fila, paghi in nero convinto di risparmiare un po’. Tu che non fai il politico ma ti piacerebbe farlo, per poter aiutare i parenti, arraffare qualche cosa anche tu. Tu che riesci a fare la tac perché conosci il primario. Tu che timbri il cartellino e t’imboschi. Tu che magari sei anche onesto, ma se vedi un tuo amico che fa qualcosa che non va fai finta di niente.
Tu non ti puoi dimettere perché non sei presidente di niente, dovresti dimettere la tua furbizia, sennò i prossimi saranno peggio di questi (parlamentari)! Perché questi qua sono figli nostri, il paese dove le regole non le rispetta più nessuno. Diciamo che i disonesti sono sempre gli altri…ma gli altri chi?”
grandissimo film sopratutto e per la sceneggiatura. Benvenuto a te Bonifacci che hai reintrodotto nel nostro cinema l’importanza delle storie. Di famiglione chiuse in casale che se la menano in un grande freddo ormai privo di confini temporali e di senso del ridicolo ne abbiamo piene le tasche. E per favore vogliamo una Bui che faccia le corna al marito con tre robusti africani.