Nello, sindacalista troppo moderno per il sindacato e troppo antico per il mercato, viene mandato a dirigere una cooperativa di lavoro per malati mentali. Con l’occhio attento di un’utopista pratico, scoverà in ognuno di loro un talento, trasformando degli scarti della società in operai specializzati.
È l’inizio di un’avventura trascinante, una “storia di formazione” che condurrà Nello e il suo manipolo di picchiatelli alla conquista della luccicante Milano da bere degli anni ’80.
Battute dal film
“Siamo matti, mica scemi”
Goffredo“Io non sono scorbutico, sono gli altri che sono delle teste di cazzo”
lo Scorbutico“Con le medicine sono tre anni che non mi tira…Quando mi tirava mi facevo delle seghe stupende”
Nicky Lauda
- Anno: 2008
- Regia: Giulio Manfredonia
- Soggetto: Fabio Bonifacci
- Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Giulio Manfredonia
- Cast: Claudio Bisio, Anita Caprioli, Bebo Storti, Giuseppe Battiston, Giorgio Colangeli, Carlo Giuseppe Gabardini, Pietro Ragusa, Maria Rosaria Russo
- Produzione: Rizzoli
- Distribuzione: Warner Bros
Note di sceneggiatura di Fabio Bonifacci
Ho incontrato questa storia tanti anni fa, in un articolo di giornale. Mi ha affascinato perché parla del più sottovalutato fra i poteri, quello del nostro sguardo. Racconta infatti di un gruppo di “matti” che incontra qualcuno capace di guardarli in un altro modo: anziché considerarli incapaci, sa vedere le loro “diverse capacità” e utilizzarle, provocando un processo di crescita, quasi di guarigione. Questa storia mi è piaciuta perché dice che il modo in cui guardiamo le persone non è neutro ma contribuisce a renderle ciò che sono. Chi sa vedere bellezza, crea bellezza.
L’articolo parlava della cooperativa Noncello di Pordenone ma, fin dall’inizio, io e Giulio Manfredonia abbiamo deciso di creare intorno allo spunto reale un racconto di fantasia, perché a volte inventare fatti e personaggi aiuta a rendere più reale lo “spirito” che si vuole raccontare. E lo spirito è quello del protagonista Nello che, anziché scegliere le strade consuete dell’utopia teorica o del cinismo pratico, sperimenta una terza via: portare un po’ di utopia pratica nel pezzetto di mondo in cui vive. Questa storia ci dice che è difficile e faticoso, ma ci ricorda che a volte funziona e che, soprattutto, provarci è un bel modo di stare al mondo. È anche interessante che questa piccola utopia avvenga negli anni Ottanta dello yuppismo.
La malattia mentale, fulcro del film, è stata studiata con una lunga analisi sul campo, alla fine della quale ci è parsa meno lontana dalla “normalità”. Infatti nel film il protagonista e i “matti” hanno uno scambio paritario: lui fa crescere loro ma loro fanno crescere lui, loro diventano più “normali” e lui, quando va in crisi, finisce per somigliare a loro. I territori si confondono anche se poi il disagio mentale conserva un irriducibile nocciolo di mistero, che nel film sfocia in tragedia, insegnando a Nello che si può “aiutare” ma non bisogna illudersi di “guarire”.
Nel tempo passato coi veri pazienti psichiatrici abbiamo anche provato la sensazione che, oltre ad avere i loro problemi, sapessero anche qualcosa che noi non sappiamo. Insomma che, come dicevano gli antichi greci, la follia abbia qualcosa da insegnarci. È una sensazione difficile da esprimere a parole ma io e Giulio saremmo felici se fossimo riusciti a trasmetterne un barlume nei nostri personaggi.
Per qualcuno questo film è una commedia, per altri un dramma. Io non lo so. Se in sala si ride mi fa piacere, ma nessuna risata è stata cercata. Noi non volevamo fare né commedia né dramma: solo cercare di raccontare una storia usando nei vari momenti lo stile che ci pareva più adatto ai contenuti.
Due parole sul titolo, per evitare equivoci. “Si può fare” appariva nel primo soggetto scritto nel 2002. Poi è stato usato dalla politica ma abbiamo deciso di tenerlo perché condensa nel modo migliore lo spirito che volevamo raccontare.
Infine, un grazie di cuore a Giulio e a tutti gli attori, capaci di rendere il copione così vivo da sorprendere anche chi l’ha scritto.
Per me, davvero, un capolavoro
Uno dei migliori film italiani della stagione.
E ho detto tutto !!!
ho appena finito di vedere il film, sono commossa, grazie per la poesia…
“Il Presidente vuole dirvi due parole” … pelle d’oca. Grande Fabio!
Un film intenso e toccante, in grado di coniugare profondità e leggerezza. Per certi versi mi ha ricordato una delle migliori pellicole di Ken Loach, “Riff-Raff”. Complimenti, con tutto il cuore.
http://www.theothersmag.com/index.php?option=com_content&task=view&id=558&Itemid=1
Quello precedente è un link in cui potete leggere la mia recensione del film 🙂
Se vi va, off course
sottoscrivo in pieno i commenti di:
carlo turco – kujo 74 – federica – adalberto – kiko
Film davvero stupendo!
(Ma pubblicherai sul blog anche le sceneggiature dei tuoi film?)
Ciao Fabio,
se ti interessa ti incollo una mia rispettosissima recensione. Ancora complimenti.
http://www.studio254.it/Rassegna/SI-PUO-FARE-Recensione-di-Fabio-Marson=100310.htm
FABIO: l’ho letta, mi sembra molto carina e anche professionale. però io sono di parte 🙂
La mia classifica dei tuoi film:
Si può fare
Amore, Bugie e calcetto
Oggi sposi – Lezioni di cioccolato
Tandem
Notturno Bus
E allora Mambo
Diverso da chi?
E’ già ieri
Non ho visto Ravanello pallido
Devo dire che in tutti, ancor prima di sapere che ci fosse il tuo zampino, ho riconosciuto una certa piacevolezza e ritmo. Ti ringrazio per il tuo bellissimo corso. Non sono stato altrettanto gentile sul mio blog: commentando i tuoi film mi è capitato di essere un po’ cattivo, scusa (http://www.ilsecondospettacolo.blogspot.com/)
un amore di film,davvero ben fatto sotto ogni punto di vista!
Caro Fabio, credo che sia bello far sapere a chi segue il tuo CORSO DI SCRITTURA CREATIVA o naviga random nel tuo blog che, grazie anche al tuo incoraggiamento e sostegno, una piccola filodrammatica di provincia ha potuto realizzare una rappresentazione teatrale tratta dal film “Si può fare”.
La TUA storia sta avendo uno straordinario successo, al di là di ogni più rosea aspettativa.
Chissà, forse abbiamo trovato una nuovo “enunciato” da scrivere in bold: le buone storie (come le chiami tu) funzionano sempre, con qualsiasi mezzo siano espresse. Grazie ancora.
Fino a ieri sera non sapevo chi fosse Fabio Bonifacci perchè sono una delle tante persone che guarda i film senza sapere chi sia lo sceneggiatore e spesso nemmeno il regista o gli attori.
Ieri sera però sono uscita con un’amica ed abbiamo trascorso parte della serata parlando degli ultimi film visti, consigliandoceli a vicenda.
Io che non amo particolarmente il cinema italiano ho citato “Si può fare” da poco visto in TV e “Oggi sposi” visto in DVD su consiglio di una collega, così la mia amica mi ha detto “ma allora ti piace Bonifacci”
Ho scopeto così che anche “Lezioni di cioccolato” e “Diverso da chi” che avevo visto al cinema erano tuoi ed eccomi qui per ringraziarti di avere dato una botta di vita al cinema italiano e per cercare altri titoli da vedere.