A scrivere non si impara, e a scrivere non si insegna. Questo postulato non è del tutto vero ma lo diventa se il pulpito sono tre colonne di giornale e l’oggetto è uno scritto particolare come il tema di maturità.
Tuttavia qualche consiglio, in via amichevole e informale, si può azzardare.
Procediamo per punti:
L’inizio
L’inizio del tema è fondamentale. Deve incuriosire senza shockare. Considerate le meschinerie della realtà: il vostro tema verrà letto da un professore in trasferta, accaldato, stanco e malpagato, che ne ha già letti altri trenta. Uno che sbadiglierà di fronte ad un inizio banale, ma anche uno abbastanza rodato da scoprirvi se volete fare gli originali a tutti i costi.
Quindi attaccate con il vostro argomento forte, ma con un tono (V.) calmo e pacato, come se diceste una cosa ovvia. Poi cambiate discorso e riprendete il vostro argomento principe più avanti, magari saldandolo anche col finale (V.). Se alla quinta riga il professore beve un sorso di birra e pensa “niente male, chissà dove vuole arrivare”, avete fatto goal al primo minuto e potete giocare tutta la partita in contropiede. V. anche scaletta.
Aggettivi
Il problema di molti maturandi è che usano sempre gli stessi aggettivi (grande, molto, importante, principale). Al decimo tema il professore non ne può più. D’altra parte, se ci pensate, questi aggettivi sono generici. Se il tema è sulla libertà, non scrivete che “la libertà è molto importante, è la principale tra le grandi conquiste”. In sostanza con questa frase non direste niente, se non che la libertà vi piace. È un tipo di comunicazione primordiale del tipo “bbuono-no bbuono”. L’aggettivo deve aggiungere qualcosa, specificare, definire, circoscrivere. Se è generico o ripetitivo, è meglio eliminarlo. Ma per usare aggettivi più specifici dovete specificare di più il vostro pensiero. Spesso la mancanza di aggettivi non è altro che carenza di idee. In questo caso, passate al punto seguente.
Idee
Se le avete, bene, dovete disciplinarle e basta (V. scaletta). Se non vi vengono, non preoccupatevi. Le idee non ci vengono consegnate alla nascita, comprese nel prezzo del corredo genetico. Le idee si possono trovare, ed esistono anche alcuni trucchi per farlo. Ne proponiamo quattro.
Primo trucco: ribaltare tutto
Se volete definire la libertà e finite in un vicolo cieco, non perdetevi d’animo. Provate ad immaginare il contrario della libertà: trovate la schiavitù, la censura, il condizionamento, il plagio. Definite mentalmente quelli e, procedendo per contrasto, troverete molte definizioni di libertà a cui non avevate pensato. Oppure: avete sinora riflettuto sui pregi della libertà? Bene, pensate ai suoi difetti. Ancora: state pensando alla libertà oggi? Bene, pensatela nel passato e nel futuro. Oppure pensatela in altre civiltà, pensate alla libertà di altri esseri (come gli animali) ed analizzate le differenze.
Il trucco del ribaltamento consente infinite varianti e va applicato ogni volta che si giunge ad un punto morto.
Secondo trucco: la tacita contestazione della domanda
Il tema vi chiede il vostro parere sulla libertà. Già, ma siamo sicuri che la libertà esista? Potreste fare un ottimo tema sostenendo che la libertà assoluta è impossibile, cioè negando l’esistenza dell’argomento che vi hanno assegnato. Oppure potreste sostenere che, al contrario di quanto suggerito dal tema, non esiste una Libertà ma tante piccole libertà (interiore, d’azione, di pensiero, di manifestazione, delle emozioni, ecc.) che possono anche non sovrapporsi o entrare in contraddizione fra loro.
In ogni caso, ricordate che la contestazione dell’argomento proposto deve essere implicita, non c’è alcun bisogno di dichiararla apertamente. Ragionare sulla domanda è un sintomo di intelligenza, lasciar capire che la si ritiene una domanda cretina non conviene.
Terzo trucco: la personalizzazione dei problemi astratti
Se il tema è sulla libertà, trovate un grande uomo (o un vostro amico) che secondo voi incarna l’idea di libertà. Concentratevi su questa figura, esaminatela, ripassatene al vaglio le caratteristiche, e vi troverete più vicini alla vostra definizione di libertà.
Quarto trucco: antipatie e affinità tra i concetti
I concetti si comportano come le persone e stabiliscono rapporti di amore e odio con gli altri concetti. Pensate cosa va d’accordo con la libertà e cosa invece ci fa a pugni. In pochi minuti vi troverete con molte idee su cui lavorare.
L’elenco dei trucchi potrebbe continuare ma il metodo per trovare idee credo sia ormai chiaro: è un continuo slittamento laterale, una condotta da pugile tattico che, prima di piazzare la castagna, si lavora l’avversario ai fianchi, percorrendo tutto il ring.
Esempi: Fatene molti
Servono a chiarire i vostri pensieri. Se per voi la libertà è possibilità di agire, citate la rivoluzione industriale o la conquista dell’America (che dovreste aver studiato). Se invece pensate che la libertà principale sia quella del pensiero, avete Galilei, Giordano Bruno, Beccaria, e chi più ne ha più ne metta. Se credete che la libertà risieda nella possibilità di esprimersi, avete un bel Leopardi, che non si è quasi mosso da Recanati ma ha penetrato il mondo.
Infine, se avete studiato poco ma leggete i giornali o guardate la televisione, potete mutuare gli esempi dall’attualità, facendo una ottima figura da studente aggiornato. Se invece non studiate, non leggete i giornali, non vi occupate di nulla, beh, c’è sempre un secondo scritto e poi gli orali.
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OK, SONO SEMPRE IO
Il corso è un regalo, sta qua dal 2009 e non l’ho mai usato per promuovere le mie cose.
Faccio eccezione per questo romanzo a cui tengo in modo particolare.
Perché è il mio primo vero romanzo, perché sognavo di farlo da quando ero bambino, perché secondo me è molto bello.
Puoi leggerlo perché ti piace lo stile con cui è scritto il sito.
Per capire se e come le regole del corso funzionano nella pratica di una narrazione.
Perché frequenti il sito da anni e se ti dico che è bello, ti fidi.
Perché non ti fidi, e vuoi scrivere una stroncatura che sarà pubblicata qua.
Perché il romanzo sinora è piaciuto molto a chi lo ha letto.
Oppure puoi non leggerlo, io capirò: la vita è breve e i libri sono tanti. Però un po’ mi dispiace.
Interlocutore: Ogni scritto risente del suo destinatario
Se volete fare un tema che accontenti tutti, farete un tema che non convince nessuno. L’ideale sarebbe prendersi il massimo della responsabilità: scegliere come interlocutore l’universo intero e scrivere il tema come se venisse pubblicato su tutti i giornali e condizionasse il comportamento di milioni di persone. Se non ve la sentite, abbassate il tiro e prendete come interlocutore il commissario d’italiano. Squadratelo bene: da come si veste e come si muove potete stabilire se è un ex sessantottino, una madre che pensa ai bambini lontani, un playboy in disarmo o una scrittrice di romanzi inediti. Poi regolatevi di conseguenza, scrivendo per quel destinatario ben preciso.
Interpretazioni
Se sono azzeccate, possono essere il sale di un tema, quelle che vi fanno avere la sufficienza anche se scrivete dieci volte “libbertà” (“Va bene, è romano” penserà il commissario “ma usa la testa e quindi meno di sei non può prendere”). Considerate che molti dei professori di oggi si è laureata in una scuola in cui tutti interpretavano tutto. Quindi sono generalmente inclini ad apprezzare gli slanci teorici, e alla giovinezza perdonano più volentieri l’ingenuità che la prudenza.
Naturalmente l’interpretazione è un hobby che richiede i suoi allenamenti e, se non ci siete abituati, l’esame di maturità non è il momento migliore per cominciare. Ma se con questo hobby avete qualche pratica, andate tranquilli, che i professori accaldati non aspettano altro.
Scaletta
Questo dovreste averlo già imparato, sia a scuola che in discoteca: tanto con l’inchiostro come col mixer, non si comincia senza sapere dove si va a parare. Prima di iniziare a scrivere, ragionate un attimo. Ma ragionate con la biro, annotandovi i punti fermi del vostro pensiero, le idee (V.) raccolte nel percorso. Quando ne avrete una buona quantità, progettate una scaletta del tema e comportatevi come se foste un disc-jockey: non ammassate i pezzi più trascinanti all’inizio o alla fine o in mezzo. Spargeteli lungo il percorso, affinché il lettore trovi ogni tanto una pepita, un accordo emozionante, un ritmo che invoglia a tornare in pista. Usate i vostri pensieri come una sequenza di brani musicali: distribuiti, mixati, concatenati con alterna intensità.
Stile
Non cercate ad ogni costo le frasi ad effetto. Fate periodi brevi. Usate più il punto che la virgola. Non impigliatevi in subordinate che richiamano incisi interrotti da parentesi.
Se avete molte idee esprimetele con stile sobrio. Se invece ne avete poche calcate sugli aggettivi e sulla pomposità, che qualche professore ancora ci casca. La cosa migliore è comunque farsi venire le idee (V.), lo stile tende a seguire da solo. Ricordatevi del Manzoni. Quando una signora un po’ snob gli chiese come avesse fatto ad immaginare tante cose e ad esprimerle così bene, Manzoni rispose “pensandoci”.
Tono
Non siate né presuntuosi né troppo umili. Comportatevi come un calciatore che esordisce in prima squadra, che non deve cercare protagonismi ma nemmeno spaventarsi.
Il tema per certi versi è un esordio. Molti di voi in futuro si troveranno a scrivere cose che avranno un effetto immediato sulla propria vita: dal curriculum alla relazione di fine anno, dalla lettera all’amministratore del condominio all’articolo sul giornalino dell’azienda. Il tema di maturità è la prima di queste prove. Affrontatela di conseguenza, senza timori né snobismi, senza voler fare i protagonisti ma anche senza nascondere la testa sotto la sabbia.
Finale
Qua dovete essere un po’ televisivi. Alla fine una frase ad effetto ci sta bene. Se avete risvegliato il professore dalla sua overdose di elaborati, non potete deluderlo. Nelle ultime tre righe è permessa anche qualche concessione alla retorica, purché non appaia cercata.
Un semplice trucchetto è ricollegarsi all’inizio del tema, dando la sensazione di chiudere un cerchio. Come avrete capito dai videoclip, il cerchio è la più mistica delle figure, e chi dimostra familiarità con le strutture circolari dà l’impressione di saperla lunga. Per riuscirci senza forzature bisogna aver pianificato bene la scaletta (V.). Se comunque il vostro finale spettacolare non vi convince del tutto, eliminatelo. Congedarsi con una frase ad effetto è un gesto da signori, finire con una sciocchezza retorica è un karakiri micidiale.
(articolo pubblicato nel 1991)
E questo lo archivio in un file del mio pc. Lo darò in dote a mio figlio quando arriverà alla maturità, se ci arriverà..
Grazie, amico di scrittura!
Faccio una rapida incursione per rileggere questo bell’articolo che considero davvero valido e ancora attualissimo. Domani, giorno del mio compleanno, dovrò scrivere le fantomatiche tre colonne di foglio protocollo che tanto mi preoccupano – che cosa faccio, mi sono chiesta, se nessuna delle tematiche proposte mi appassiona?
Sicura che questi suggerimenti saranno di sicuro d’aiuto, ti saluto, ringraziandoti per la tua disponibilità e per le lezioni di scrittura – a proposito… ne ho un paio in arretrato, ma spero di recuperarle presto. 🙂
Ciao!
@Federica
* […] sicura che questi suggerimenti saranno di sicuro d’aiuto… alquanto ridondante, ma il significato è ben chiaro!
FABIO RISPONDE: Sì sono ridondante in queste lezioni, lo so. Ma io quando leggo una cosa in genere non mi entra dentro al primo colpo, devo risentirla un po’ di volte perchè davvero venga interiorizzata. E così faccio parlando ai corsisti. Poi vabbè, un po’ mi viene anche, sono ridondante di natura, lo ammetto.
@Federica
No, no… c’è stato un errore! Il “ridondante” era riferito a me che, commentando, ti avevo scritto “[…] sicura che questi suggerimenti saranno di sicuro d’aiuto”: la ridondanza era data perché distrattamente avevo ripetuto sicura/ sicuro. 🙂
Mandato in mailing list a studenti 5C e 5E ;-)Ah, e anche su facebook.
Mi piace molto il tuo consiglio di “ribaltare tutto”; io ne sono stata tentata un sacco di volte nello scrivere qualche tema scolastico, però ho trovato sempre lo stesso problema: le fonti sono di parte! Adesso, quando danno un saggio o un articolo di giornale da fare, mettono anche parecchie fonti da cui attingere citazioni, ma queste sostengono sempre la stessa ide. Perciò, se io volessi sostenere una tesi contraria a quella che mi danno loro, avrei qualche modo di volgere le fonti a mio vantaggio senza cadere nell’errore di estrapolare frasi fuori dal loro contesto?
Ho necessità di scrivere per la scuola in cui lavoro. Trovo interessante tutto ciò che descrivi. Sono arrrivata a leggere:” Altri materiali del corso”, l’ho letto tutto d’un fiato ed ho preso appunti. Grazie Fabio, ogni mattina ho un appuntamento con te ed imparo sempre qualcosa.Quando finirò il corso vorrei eggere ancora i tuoi scritti, cosa mi consigli?
Intanto mi sto facendo registrare i tuoi film. Vorrei per sempre ,nelle mie giornate, un poco dei tuoi scritti , che mi divertono , mi fanno sognare, mi insegnano a considerare la scrittura come un’arte da apprendere con lo studio e l’impegno. A presto.
FABIO: Se proprio hai questa perversione di voler leggere i miei scritti, beh, sto scrivendo un romanzo. Se lo finisco…
@Luisa
Anch’io le archivio, ma non per me. Le stampo per quelli della mia classe. Anche se faranno cilecca almeno impareranno qualcosina da te Fabio, il che non è un male 😉
Grazie Fabio, farò certamente leggere i tuoi consigli a mio figlio. Tutto molto utile!